Perché Re.Vi.Re.
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Con il progetto Re-Vi-Re si intende realizzare un framework scalabile e condiviso con tutti i CTS regionali e nazionali di strumenti utili alla comunicazione, formazione, scambio dati e informazioni, integrato in un unico ambiente e fruibile da ogni dispositivo mobile o fisso. Re-Vi-Re funge da facilitatore per aumentare il grado di inclusività delle strutture scolastiche cooperanti e genera nuove modalità di interazione realmente spendibili a supporto delle azioni didattiche sugli ambiti scolastici/didattici riferiti ai BES e alle disabilità.
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FAQ & Tips
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Un suono forte può scatenare una reazione negativa e aggressiva nel comportamento di un bambino autistico (anni 5)?
Assolutamente sì.
Uno studio recente condotto negli Stati Uniti nel 2018 ha evidenziato che nel cervello delle persone con autismo le connessioni celebrali persistono per periodi più lunghi di quanto non facciano nel cervello di individui neurotipici. In altre parole, nell'autismo il cervello trova più difficile passare da un processo all'altro.
Inoltre, nelle persone autistiche, la gravità dei sintomi sembrava aumentare con la durata della connettività. Questi risultati, possono spiegare anche perché le persone autistiche possono sperimentare difficoltà e disagio quando sono esposte a numerosi stimoli contemporaneamente.
Le difficoltà delle persone autistiche ad inserirsi nel nostro mondo potrebbero essere ascritte a sovra e sottostimolazioni dei vari sistemi sensoriali (per es. un suono debole avvertito con particolare intensità o un tocco, una carezza sperimentati come la pressione esercitata da carta vetrata).
Ricordiamo inoltre che la difficoltà di esprimere compiutamente un proprio fastidio, non fa che implementare lo stress generato. -
L'autismo è in grado di alterare i ritmi biologici di una persona?
Se per ritmi biologici si intende il normale sviluppo puramente fisico, la risposta è no. Se invece si intendono elementi relativi all'orologio biologico, allora la risposta diventa affermativa.
Sonno-veglia, appetito, livelli ormonali, pressione sanguigna, temperatura corporea. Sono questi i meccanismi regolati dall'orologio biologico. Una sorta di timer interno che scandisce i ritmi circadiani e quando va in tilt causa importanti ripercussioni sulla salute, come purtroppo sembra accadere a molti soggetti autistici, che paiono predisposti a tutto ciò. -
Nell'odierna letteratura scientifica sono state individuate alterazioni a livello fisiologico (ad esempio genetico o di altro genere), che possono ritenersi fattori causali o predisporre il soggetto ad una maggiore vulnerabilità nello sviluppo dell'autismo?
Medici e ricercatori devono ancora individuare le precise cause dell'autismo.
Secondo alcune teorie, la comparsa del suddetto disturbo del neurosviluppo sarebbe legata a fattori di natura genetica o a particolari fattori ambientali.
Il sospetto che l'autismo possa avere cause genetiche nasce da diverse osservazioni: il fatto che molte persone autistiche hanno, o hanno avuto, parenti con problematiche analoghe, il fatto che alcuni soggetti con autismo siano portatori di particolari malattie genetiche, tra cui: la sindrome dell'X fragile, la sindrome di Williams, la sindrome di Angelman e la sindrome di Rett; il fatto che alcuni esperimenti hanno rilevato l'esistenza di geni coinvolti nello sviluppo del cervello e nel controllo di tutte quelle funzioni cerebrali, compromesse in presenza di autismo.
Al momento attuale, è impossibile affermare l'esistenza di un legame tra determinati geni del genoma umano e l'autismo: nessuna evidenza scientifica, infatti, ha dimostrato con assoluta certezza una correlazione genetica tra alcune alterazioni genetiche (mutazioni) e la presenza di una qualsiasi forma di autismo.
Secondo alcuni medici e ricercatori, alcuni fattori ambientali potrebbero incidere sulla presenza dell'autismo. Es. la nascita prematura, l'assunzione, da parte della madre, durante la gravidanza, di alcol o determinati farmaci, l'esposizione massiccia della madre ad ambienti dall'aria assai inquinata, le infezioni materne (contratte dalla madre durante la gravidanza), l'età avanzata dei genitori, al momento del concepimento.
Attualmente, le evidenze scientifiche in merito sono ancora insufficienti. Ecco per quale motivo sono in corso diversi esperimenti, il cui obiettivo è dimostrare l'effettiva connessione tra i punti sopraccitati e la condizione di autismo.
Di sicuro, si può dire che gli individui maschi sono significativamente più a rischio: secondo alcune ricerche statistiche, il rapporto maschi:femmine con autismo è di 4:1.
Quindi, la tendenza della popolazione maschile a soffrire di autismo è 4 volte superiore, rispetto alla popolazione femminile. -
Se escludiamo la diabilità intellettiva, i disturbi dello spettro autistico in un bambino possono manifestarsi in comorbilità con altre patologie?
Certamente! Una cosa non esclude l'altra.
Di solito i soggetti con autismo sono portatori di altre patologie: la sindrome dell'X fragile, la sindrome di Williams, la sindrome di Angelman e la sindrome di Rett.
Per motivi ancora poco chiari, l'autismo è spesso associato ad altre patologie, tra cui: un qualche disturbo dell'apprendimento (dislessia, discalculia ecc), il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), la sindrome di Tourette, l'epilessia, l'ansia, la disprassia, il disturbo ossessivo-compulsivo, la depressione, il disturbo bipolare, i disturbi del sonno e la sclerosi tuberosa.
Senza considerare che, ovviamente, l'autismo può presentarsi associato a disturbi e disabilità fisiche. Io, nella mia esperienza, posso dire di aver lavorato, tra glialtri, con un bambino autistico E cieco, con disturbo ossessivo-compulsivo ed epilettico. -
Consapevole che un'insegnante funge da collante tra genitori e servizi (neuropsichiatria, assistenti sociali, ecc...) spesso rifletto sulle molteplici competenze che ci vengono richieste, specialmente oggi che viviamo in una società complessa e iper-connessa dove purtroppo i ruoli si sovrappongono. I genitori di fronte ad una diagnosi o comunque davanti ad un ipotetico iter di visite diventano dif ...
Certamente è necessario creare un'alleanza, che però non si inventa da un giorno all'altro e soprattutto quando un bambino manifesta problematiche. L'alleanza con le famiglie dei nostri alunni è fondamentale ed è importante costruirla sin dall'inizio del percorso, attraverso un confronto educativo, magari sancito da un patto dove emergano i ruoli e i compiti di tutti.
Per essere concreta:
- evitare giudizi di qualsiasi tipo
- essere consapevoli che i bambini prima di essere nostri alunni sono loro figli
- non dettare regole ma se mai condividerle insieme con la famiglia
- rassicurare i genitori sul loro ruolo educativo e sulle eventuali criticità legate al figlio
- essere empatici
- raccontare ai genitori ciò che si fa a scuola
- nel momento in cui si incontra una difficoltà in un alunno è necessario parlarne tempestivamente (magari non subito dopo un mese dall'inizio della scuola ...) con la famiglia ma dandole il tempo di pensare e di verificare (quantificare il tempo può essere utile...)
- riprendere il discorso e cercare insieme soluzioni (in questa fase non ancora legate ad una ipotetica valutazione clinica)
Lo scopo è quello di portare i genitori ad essere consapevoli delle difficoltà del figlio. E' un percorso, non sempre facile, da percorrere insieme.
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Potrebbe essere una valida metodologia d'inclusione, creare un "gioco" in cui il gruppo classe si pone dal punto di vista del bambino autistico? Intendo cioè provare a sentire e sperimentare le risposte rispetto al "mettersi nei panni di ... " e verificarne l'eventuale osservazione e attenzione prestata da parte della classe nei confronti del bambino. Chiedere come pensano che veda, cosa prova, c ...
Io penso che rendere i compagni più vicini e consapevoli dei pregi e dei difetti, dei punti di forza e di debolezza, delle difficoltà e delle potenzialità di ogni membro della classe (naturalmente, il tutto calato alla loro età), sia importante per creare coesione e complicità. Per creare i cittadini del domani che puntino alla comprensione e alla compassione, anziché alla cattiveria e alla derisione delle mancanze altrui senza vedere le proprie.
Questo in generale.
In particolare, la strategia che lei ha proposto direi che può risultare funzionale! Dipende dal grado di partecipazione, di maturità e di attenzione dei bambini/ragazzini della classe.
L'importante è che tutto ciò venga fatto SEMPRE. Mi spiego: ben vengano i progetti e le attività ad hoc (li faccio anch'io e sono bellissimi!), ma l'inclusione deve diventare quotidianità. I bambini sempre, anche se l'insegnante non ci fosse, devono sapere come comunica il compagno autistico, riuscire a capirlo anche se utilizza un linguaggio non verbale o approssimato e riconoscere cosa gli da fastidio e cosa gli fa piacere.
Anche il bambino autistico, in base alle sue possibilità, si darà da fare in tal senso, cercando di imparare a stare con gli altri in modo socialmente accettabile e lavorando con loro per un fine comune.
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Gli Ambiti
INCLUSIONE SCOLASTICA
Sportelli di consulenza in presenza e online per gli insegnanti curricolari e di sostegno e per le famiglie sugli ambiti dei Bisogni Educativi Speciali
Altro
Lavorare in rete per l'inclusione di alunni con autismo a scuola: laboratorio di strategie didattiche ed educative Sportello Fattore Inclusione